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1978, vive e lavora a Milano
Autodidatta, inizia il suo percorso artistico sperimentando diverse tecniche pittoriche. In una costante ricerca di equilibrio tra estetica e concetto, nel 2006 la svolta creativa con il ciclo Soldiers determina quella che oggi è diventata il suo codice stilistico, il collage di soldatini in plastica. Attraverso l’uso di soldatini colorati e altri piccoli elementi, ossessivamente allineati sulla tela per formare mappe geografiche, cerchi e ranghi o altre installazioni altamente plastiche, riafferma la presenza geostorica di un pensiero costante e dominante della guerra e cerca di indebolire la sua presenza angosciante con la fantastica trasfigurazione degli elementi legati alla battaglia come soldati e carri armati sapientemente utilizzati come fossero pennellate di colore.
Nel 2016 con l’installazione urbana Barricades, che pone le basi per un nuovo ciclo espressivo, l’artista indaga il concetto di “limite” e attraverso l’uso delle barricate anticarro e del colore e avvia un nuovo percorso di dialogo con lo spettatore.
Paolo Ceribelli ha partecipato a mostre in musei e gallerie internazionali tra cui Museo della Permanente – Milano, Museo dell’Archivio di Stato – Roma, Logitech Art Project – Los Angeles, Palazzo Te – Mantova, Italcementi Art Project – Bergamo, Apart Festival internazionale di arte contemporanea – Alpilles Provence, VIII Biennale di Soncino – Cremona, Fondazione Lumar – Bruxelles, Castello Visconteo – Musei civici di Pavia.

“La svolta nel mio percorso artistico è avvenuta nel 2006 quando ho scoperto i soldatini di plastica, avendoci giocato da bambino sono rimasto subito folgorato dal loro significato intrinseco.
Perché i bambini giocano con un oggetto che rappresenta la guerra è stata la prima domanda che mi sono posto.
Cerco di abbattere i confini che esistono tra la forma e il suo contenuto concettuale con l’idea di nobilitare il soldatino, attraverso il suo riutilizzo”.
Paolo Cerbelli

“C’è un gesto nella manipolazione della materia – e soprattutto nella disposizione dei soldatini sulla tela – a cui l’artista dà grande importanza, perché in questo “fare” ogni struttura assume un significato e ogni spazialità incarna variazioni di valori. Le opere di Paolo sono plastiche, tridimensionali e vanno oltre la classica fruizione frontale per essere vissute in visioni da molteplici punti di vista, siano essi intesi in senso ottico o concettuale; interessante è la visione a volo d’uccello dall’alto, fondamentale per comprendere la costruzione della Gestalt e la loro giusta proporzione. In questo caso mi piace ricordare una delle leggi della Gestalt (guarda caso la legge del destino comune) che afferma la tendenza a percepire come appartenenti ad un unico oggetto le cose che si muovono insieme, nello stesso tempo e nella stessa direzione: la masse nel loro insieme assumono un’unica identità. Identità data in questo caso agli eserciti che si muovono e si concentrano sui dipinti di Paolo Ceribelli e che variano, da opera a opera, nella loro distribuzione e densità”.
Cristina Trivellin

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